Abilitazioni per l’insegnamento (clicca qui <—-)

 

LECCE – La guerra va avanti da anni: con il nuovo governo si aggiunge una nuova puntata. Chi ha conseguito titoli di abilitazione all’estero dovrà impegnarsi nell’ennesimo ricorso al TAR del Lazio, se la nuova bozza del Ministero (sulle regole di immissione nelle graduatorie per l’insegnamento) diventerà legge. Con le nuove regole che potrebbero entrare in vigore finiscono nei guai anche i docenti che da anni lavorano nelle scuole statali italiane, immessi in graduatoria con un titolo estero anni fa, che sarebbero esclusi dalle chiamate per l’insegnamento per via dell’immissione in graduatoria con riserva. Gli avvocati vincitori di tanti ricorsi in questo campo, Giovanni Morelli e Giuliano Giannini, legali specializzati nel diritto scolastico, che collaborano con Uniformazione (società italiana di formazione che ha supportato tanti studenti nel percorso all’estero) lanciano l’allarme: “Se passano queste nuove regole così ingiuste, bisognerà prepararsi all’ennesima battaglia legale”. L’assurdità di questa nuova bozza consiste nel fatto che chi ha conseguito l’abilitazione all’estero (in un paese dell’Unione Europea) sarà ammesso con riserva nelle graduatorie per l’insegnamento, ma non potrà insegnare. La burocrazia kafkiana, ancora una volta, lascia nel limbo centinaia di docenti che già hanno maturato un’esperienza di tanti anni nella scuola pubblica.

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Il Ministero non scioglie la riserva, non dice se un titolo europeo può essere speso o no (non risponde alle richieste di equipollenza), ma consente l’inserimento nelle graduatorie impedendo, però, che le scuole effettuino la chiamata come accadeva negli anni scorsi – spiega la presidente di Uniformazione, Carla Miglietta – Un’ingiustizia per tanti precari che hanno investito tempo e denaro nella loro formazione internazionale. È assurdo che la nuova bozza ministeriale sulle regole di inserimento in graduatoria preveda di inserire chi ha un titolo conseguito all’estero, ma senza permettergli di lavorare. A cosa serve un inserimento di questo tipo!? A tanti docenti, che hanno imparato a lavorare sul campo, con anni di esperienza e formazione interna alla scuola in cui lavorano, non sarà più possibile sottoscrivere contratti per insegnare nel nuovo anno scolastico. Molti docenti con la riserva sono già di ruolo!”.
I legali aggiungono che, in quest’ultimo caso si tratta di violazione di diritti già acquisiti.

Per chi sta conseguendo un titolo all’estero in questo momento, invece, il problema è ancora più grave: se dovesse entrare a regime la nuova bozza ministeriale, questa categoria di aspiranti insegnanti non potrà essere inserita nelle graduatorie di prima fascia, perché sarebbe necessario presentare l’istanza di riconoscimento 4 mesi prima della riapertura delle graduatorie (visto che il Ministero non risponde mai alle istanze, non matura quello che viene definito tecnicamente “silenzio inadempimento”). Questa diventa una tegola pesantissima sul futuro di tanti docenti precari. Inevitabile, dunque, il ricorso al TAR del Lazio per chi vuole ottenere giustizia, ma bisogna cercare di fare in tempo per evitare che a settembre i giudici non si siano già pronunciati almeno sull’istanza cautelativa.

“L’atteggiamento del legislatore è schizofrenico: l’anno scorso c’era l’inserimento con riserva che dava la possibilità di lavorare, quest’anno no”. Il paradosso è che docenti tecnico-pratici (ITP), senza aver conseguito una laurea, potranno insegnare sostegno, superando chi si è laureato in Italia, poi si è specializzato all’estero: sì, perché, secondo questa nuova bozza ministeriale, essendo accettato con riserva il titolo estero, i docenti non potranno sottoscrivere i contratti per l’insegnamento. “Siamo nell’Unione Europea quando conviene, quando invece si tratta di agevolare la libera concorrenza tra università europee, allora no: si trovano mille escamotage per cercare di non far fruttare il titolo acquisito legittimamente da chi già lavora nella scuola pubblica. Il Ministero continua a non esprimersi sulla validità del titolo acquisito e vince la burocrazia. Gli avvocati Giovanni Morelli e Giuliano Giannini hanno già ottenuto diverse sentenze, anche nel merito contro le sentenze dei provveditorati allo studio che avevano escluso dalle graduatorie i docenti muniti di titolo estero. Mancano circa 4 mesi all’inizio del nuovo anno scolastico, ma già si aprono le preadesioni al ricorso che dovrà garantire l’insegnamento a chi ha conseguito o sta conseguendo l’abilitazione alla materia o al sostegno all’estero.

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